venerdì 30 gennaio 2009

Scalfaro su piazza Farnese - Le parole di Salvatore Borsellino

Come volevasi dimostrare, come è accaduto innumerevoli volte, come per Piazza Navona, della manifestazione di Piazza Farnese organizzata dai familiari delle vittime di mafia, ciò che è trapelato sui giornali e nelle televisioni sono state esclusivamente le parole offensive di Antonio Di Pietro nei confronti del Capo dello Stato. Di tutta la manifestazione, ciò che è rimasto è ben poco.

IN maniera monolitica, la stampa del PUI (partito unico italiota) ha preferito glissare sui contenuti della manifestazione (ebbeh, si parlava di... vittime di mafia!) soffermandosi sull'astio (devo dire anche abbastanza ben celato, per i suoi standard) del leader dell'IDV nei confronti di Napolitano, reo tra l'altro di non aver preso posizione a favore di Salerno nella cosiddetta guerra tra procure, e di non aver rispedito il lodo Alfano al mittente, ovvero a Silvio Berlusconi, proberrimo Presidente del Consiglio che grazie al lodo sta scampando al processo e alla sicura condanna per l'affare Mills per corruzione in atti giudiziari.

L'opinione del PUI è: "che male c'è ad aver controfirmato la legge Alfano?". In fondo anche Ciampi controfirmò la legge Schifani, illo tempore. Secondo Di Pietro, autorizzare con il silenzio-assenso che 4 cittadini (compreso lo stesso Napolitano) siano più uguali che altri di fronte alla legge è non solo un comportamento palesemente anticostituzionale ma anche mafioso. Nei fatti, la legge Alfano permette al presidente Napolitano di evitare il processo, quindi di evitare la sicura condanna, nel caso costui dovesse uccidere Di Pietro a randellate in televisione davanti a tutti. Non sarebbe processabile, quindi non sarebbe condannabile. Questo è quello che si dice un presidente super partes. Uno che non ha bisogno neanche degli avvocati.

Fonte: Vauro, http://temi.repubblica.it/micromega-online/

Detto questo, ognuno si faccia un'opinione su cosa sia la legge Alfano e su quali siano le ragioni di Di Pietro. Molto interessante, nel coro unanime levatosi contro queste ragioni, la voce di Oscar Luigi Scalfaro, della Repubblica presidente emerito ma dagli oscuri meriti, che addirittura intravede un reato nelle parole del leader IDV. E' vero che la legge per i nemici si applica e per gli amici si interpreta, ma un presidente emerito (nonchè ex garante assoluto della Costituzione e, vale la pena dirlo, ex magistrato) dovrebbe tacere se non sa quello che dice.

Qui l'intervista (un corrierone sempre più vomitevole, il che giustifica il colore scelto da me).

« Scalfaro: è stato commesso un reato: Di Pietro ha infangato le istituzioni
L'ex capo dello Stato: "C'è un limite a tutto, la dialettica non può arrivare fino ad infangare le istituzioni" »

Eh già, Di Pietro infanga le istituzioni. Quelle istituzioni che stanno evitando il carcere grazie al Lodo Alfano, che insegnano la Costituzione nelle scuole ma che hanno bisogno del parere della Consulta (che chissà quando arriverà) per sapere che il Lodo Alfano è palesemente contro almeno l'articolo 3.

Presidente Scalfaro, l'Italia dei Valori ha attaccato il Quirinale in piazza Farnese. «Napolitano dorme», recitava uno striscione, mentre Antonio Di Pietro accusava il capo dello Stato di giudizi «poco da arbitro» e di «troppi silenzi» aggiungendo che «il silenzio è mafioso». Che cosa gliene pare?

«Questo secondo me è reato. Se le parole sono quelle riferite da radio e televisione, è certamente un comportamento illecito.


Ai sensi di quale articolo?

Che stavolta non si può decentemente contrabbandare come un normale capitolo del dibattito politico.

Finalmente esce fuori il legame tra il dibattito politico e il contrabbando!! Grazie Oscar.

E' vero, siamo in un regime democratico e la Carta costituzionale assicura a ogni cittadino la libertà di espressione, ma c'è un limite a tutto. La dialettica, anche aspra, è nella fisiologia del confronto, però a nessuno è lecito travolgere le istituzioni e infangarle impunemente.

Anche se l'istituzione può schiacciarti come una formica senza neanche essere processato? E chi è Napolitano, Dio? Non è neanche eletto dal popolo, il popolo sovrano di sticazzi.

L'educazione e il rispetto dell'altro sono punti fondamentali del concetto stesso di democrazia».

Quindi Di Pietro sarebbe un maleducato irrispettoso, ecco qui la gravissima ipotesi di reato di cui sopra nel titolone. Cerchiamo nei codici quale sia l'articolo che sanziona la maleducazione e la mancanza di rispetto.

Dopo una gelida risposta del Colle e molte dichiarazioni di solidarietà a Napolitano, Di Pietro si è difeso sostenendo che «in democrazia dev'essere permesso a tutti di avanzare critiche e di manifestare» e ha precisato di «non aver voluto offendere il presidente».

«Resto del mio parere. Non si possono lasciar passare nell'indifferenza sortite di questo genere. Davanti a queste forme gravi di abuso la democrazia si spegne.

Invece davanti al divieto di intercettazione, alla riforma dei giudici, ai militari per le strade, alla stampa di regime, alle crisi generate, al bavaglio alla stampa scomoda, al Lodo Alfano, ai condannati in Parlamento, alla rimozione di De Magistris, di Forleo, di Apicella dalle loro indagini sulle collusioni tra mafia, politica e altro, davanti a tutto questo la democrazia invece si accende, è vero Presidente Scalfaro?

E qui siamo responsabili tutti: chi accetta questo sistema come se fosse normalità, chi tace, chi non reagisce. Tutti. L'esercizio del diritto democratico alla polemica, al dissenso, alla protesta va misurato sul registro della civiltà politica, tanto più quando a concedersi un linguaggio così intollerabile è un esponente di primo piano del Parlamento».

Già, dire la verità fa troppo male. La verità è intollerabile. Ma è ovvio, se fosse tollerabile, non ci sarebbe bisogno di porcate Alfano.

E' uno scontro che si riaccende sulla giustizia. In piazza Farnese si recriminava proprio su quel tema, divenuto rovente con il conflitto tra le procure di Catanzaro e Salerno.

«Una brutta storia, sulla quale il Quirinale è intervenuto tempestivamente, così come ha fatto il Consiglio superiore della magistratura. Da uomo che ha indossato la toga, e con orgoglio, dico che quando i magistrati si servono del loro ruolo e potere per iniziative personali, allora siamo alla guerra civile. Letteralmente. In casi come questi la soluzione è soltanto una: intimare loro di andarsene a casa. Per quanti meriti possano vantare lungo carriere magari decennali, il loro compito è uscire di scena. Il danno che simili comportamenti arrecano alla magistratura è immenso».

Quali sarebbero le iniziative personali? Cercare di fare luce nello schifo? Verrebbe fuori una seconda Tangentopoli, molto più vasta e pericolosa della prima, che potrebbe portare il Paese al collasso, e il Presidente Emerito lo sa bene. Per questo i magistrati vengono rimossi. Non per fantomatiche iniziative personali.

Tra i motivi di pesanti recriminazioni, c'è la riforma sulla giustizia che il governo si prepara a varare. Con il controverso provvedimento sulle intercettazioni.

«E' un punto critico, perché si tratta di assicurare la tutela dello Stato rispetto alla grande criminalità (che per me non assume solo il volto della mafia ma quello di tante altre forme di illegalità, a partire dall'evasione fiscale) senza turbare lo spazio di libertà che la Costituzione riconosce e garantisce a ciascuno. Bisogna dunque porsi alcune domande, e trovare delle risposte equilibrate: è lecito mettere sotto controllo chiunque, indistintamente? Chi ha il potere di ordinare questi controlli? Chi ne risponde, con una paternità specifica, intendo, ossia con nome e cognome? E chi è responsabile del danneggiamento che eventualmente ricada sul cittadino innocente dalla diffusione delle intercettazioni che lo riguardano? Questioni molto delicate, insomma, che non si possono risolvere con l'impulsività di un decreto».

Eh già. Le intercettazioni non devono turbare la libertà dell'inquisito. Si potrebbe chiedere il permesso! « Scusi, la posso intercettare? Sa, lei è indagato. Ma non dica niente a nessuno eh! » . Oppure si potrebbe intercettare chiunque ma solo quando il numero è libero. In fondo anche gli stupratori di Guidonia sono stati presi grazie alle intercettazioni. Ma a ciascuno, quindi anche ad uno stupratore, la Costituzione riconosce e garantisce uno spazio di libertà. Cattivelli sono i magistrati, che turbano questo spazio. La questione è delicata, è vero Presidente.

Detto questo, non dimentichiamo il motivo principale della Manifestazione. Il migliore modo per farlo, e per rispondere al Presidente Emerito, è ascoltare e meditare le parole di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, ucciso il 19 luglio 1992. Oscar Luigi Scalfaro in quella data era Presidente della Repubblica, e Nicola Mancino (attuale vicepresidente del CSM, che ha deciso per la rimozione di De Magistris e degli altri) era ministro dell'Interno. Sono parole che fanno rabbrividire, piangere amaramente, e incazzarsi di brutto. Ed è per questo che sui giornali e nelle televisioni non se ne è trovata traccia. Grazie a chi ci ha consentito di ascoltare, e in particolare al blog di Beppe Grillo.




Il più grande vilipendio alle istituzioni è che queste persone indegne di occupare quei posti occupino le istituzioni. Questo è il vilipendio alle Istituzioni e allo Stato. (Salvatore Borsellino)


« Grazie a tutti. Ringrazio soprattutto quei tanti ragazzi, quelle tante persone che ho incontrato oggi qui e che vengono da tutte le parti d'Italia. Sono quei ragazzi che incontro quando vado in giro per l'Italia a gridare la mia rabbia e a cercare di suscitare nella gente quella indignazione che ritengo che tutti dovrebbero avere nel vedere il baratro nel quale stanno facendo precipitare il nostro Paese.

Vedete, ieri Sonia Alfano mi ha telefonato e mi ha detto: “dobbiamo proiettare un video nel quale si vedranno delle immagini crude, delle immagini della strage di Paolo”.

Mi ha chiesto se poteva farlo, se sarei stato in qualche maniera colpito, sconvolto. Quelle immagini non mi sconvolgono affatto, vorrei che venissero proiettate ogni giorno in televisione, perché la gente si rendesse conto di quello che è stato fatto. Si rendesse conto di qual è il sangue sul quale si fonda questa disgraziata Seconda Repubblica, che capisse che è fondata sul sangue di quei morti. Vedere quelle immagini non mi sconvolge. Una cosa mi sconvolge: vedere le immagini di quelle stragi dopo aver visto quelle due persone che prima parlavano di Dell'Utri, delle bombe che metteva Mangano, e ridevano. Ridevano, ghignavano rispetto a quelle cose: questo mi sconvolge.

Vorrei che quelle due persone venissero messe in una cella come mettevano quegli assassini di Arancia Meccanica, aprirgli gli occhi e costringerli a vedere, vedere, vedere, vedere in continuazione quelle stragi. Ecco quello che vorrei.

Io ho visto oggi quelle stragi e mi sono ricordato di una cosa che mi ha detto Gioacchino Genchi, che è arrivato sul luogo della strage due ore dopo il fatto. Io ci misi cinque ore a sapere che mio fratello era morto perché la televisione dava notizie contraddittorie: forse è stato ferito un giudice, forse sono stati feriti uomini della scorta. Fu mia mamma che, cinque ore dopo, mi telefonò dall'ospedale e mi disse: “tuo fratello è morto”.

C'era qualcuno, però, che si chiamava Contrada che lo seppe ottanta secondi dopo che mio fratello era stato ucciso e io vorrei, io chiedo, io grido: voglio che queste cose vadano a finire nelle aule di giustizia!

Che ci siano processi per queste complicità che ci sono state all'interno dello Stato! L'avete sentito di cosa parlavano Berlusconi e Dell'Utri: ecco perché vogliono impedire le intercettazioni, perché quelle cose non possiamo, non dobbiamo sentirle.

Non dobbiamo sentirle se no ci rendiamo conto di quella che è la classe politica che ci governa, ci rendiamo conto di chi oggi ha occupato le istituzioni.Il più grande vilipendio alle istituzioni è che queste persone indegne di occupare quei posti occupino le istituzioni. Questo è il vilipendio alle Istituzioni e allo Stato.

E' il fatto che una persona che è stata chiamata “Alfa”, in un processo che non è potuto andare avanti perché è stato bloccato, come tutti gli altri processi che riguardano i mandanti occulti e esterni, possa occupare un posto così alto all'interno delle nostre Istituzioni.

Genchi arrivò in quella piazza due ore dopo la strage, mi ha raccontato che aveva conosciuto Emanuela Loi un mese prima perché faceva da piantone alla Barbera.

Era una ragazza che non era stata addestrata per fare il piantone, per fare la scorta a un giudice in alto pericolo di vita come Paolo Borsellino. Eppure quel giorno era lì a difendere con il suo corpo, e nient'altro che con quello, Paolo Borsellino. Questi sono gli eroi, non quelli di cui parlano Berlusconi e Dell'Utri, dicendo che Vittorio Mangano è un eroe.

Gli eroi sono questi ragazzi che il giorno dopo la morte di Falcone, ce n'erano cento tra poliziotti e Carabinieri, si misero in fila dietro la porta di Paolo per chiedergli di far parte della sua scorta. Se erano messi in fila per andare a morire, perché Paolo sapeva che sarebbe morto. Quei ragazzi, mettendosi in fila dietro la porta di Paolo, sapevano che sarebbero morti anche loro.

Gioacchino Genchi mi raccontò che due ore dopo la strage, arrivando in via D'Amelio vide i pezzi di Emanuela Loi che ancora si staccavano dall'intonaco del numero 19 di via D'Amelio.La riconobbe perché c'erano dei capelli biondi insieme a quei pezzi.

I pezzi di quella ragazza vennero messi in una bara, vennero riconosciuti perché era l'unica donna che faceva parte della scorta, vennero mandati a Cagliari. Sapete cosa venne fatto? Quello che chiamiamo Stato ha mandato ai genitori di Emanuela Loi la fattura del trasporto di una bara quasi vuota da Palermo a Cagliari. Questo è il nostro Stato. Questo è lo Stato che ha contribuito ad ammazzare Paolo Borsellino e io vi racconto queste cose non per farvi commuovere, non per farvi piangere. Non è il tempo di piangere.

E' il tempo di reagire, di lottare, è il tempo di resistenza! Il tempo di opporsi a questo governo che sta togliendo il futuro ai nostri ragazzi, che ci sta consegnando un Paese senza futuro. E la colpa è nostra che abbiamo permesso che tutto questo succedesse. Quando Cossiga dice - dopo la manifestazione degli universitari che hanno capito che in Italia si sta cercando di distruggere l'istruzione perché l'istruzione può portare alla resistenza, anche durante il fascismo le scuole erano centri di resistenza e i ragazzi l'hanno capito - e Cossiga cosa ha detto? Ha detto che bisogna mettere infiltrati in mezzo a quei ragazzi perché rompano vetrine, perché vengano distrutte macchine perché le ambulanze sovrastino le altre sirene. Si augura addirittura che venga uccisa qualche donna, qualche bambino perché si possano manganellare quei ragazzi.

Dobbiamo essere noi a metterci davanti a loro, siamo noi che ci meritiamo quelle manganellate per avere permesso che il nostro Paese diventasse quello che è diventato. Un Paese che non è degno di stare nel mondo civile, siamo peggio della Colombia. Genchi è arrivato in via D'Amelio due ore dopo la strage, ripeto, si è guardato intorno e ha visto un castello. Ha capito che non poteva essere che da quel posto fu azionato il telecomando che ha provocato la strage.

Genchi allora è andato in quel castello, ha cercato di identificare le persone che c'erano dentro, mediante le sue tecniche. Ha capito che da quel castello partirono delle telefonate che raggiungevano cellulari di mafiosi. Perché Genchi ha quelle capacità, le sue conoscenze tecniche sono enormi, egli è in grado, dagli incroci dei tabulati telefonici e non dalle intercettazioni, di riuscire a inchiodare i responsabili di quella strage.

Ecco perché si sta cercando di uccidere Genchi, ecco perché così come hanno ucciso i magistrati si cerca di uccidere anche Genchi. Questo è il vero motivo: per togliere un'altra arma a quello che è la parte sana di Stato che è rimasta. Cercano di uccidere Genchi, hanno ucciso dei magistrati. Io ieri ho sentito un magistrato – uno di questi uccisi senza bisogno di tritolo – che mi ha detto: “avrei preferito essere ucciso col tritolo piuttosto che così, giorno per giorno, come stanno facendo”. I magistrati oggi, chi ancora cerca di combattere la criminalità organizzata, non viene più ucciso con il tritolo, viene ucciso in maniera tale che la gente non se ne accorga neanche, non reagisca.

Le stragi del 1992 portarono a quella reazione dell'opinione pubblica, a quello che mi ero illuso di riconoscere come quel fresco profumo di libertà di cui parlava Paolo. Quel profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e fin della complicità. Quel puzzo che oggi ci sta sommergendo. Il puzzo dal quale oggi non possiamo stare lontani perché sta permeando tutto il nostro Stato, tutta la nostra vita politica, tutte le nostre istituzioni.

Io, dopo la morte di Paolo, arrivai a dire che se Dio aveva voluto che Paolo morisse perché il nostro Paese potesse cambiare allora avrei ringraziato Dio di averlo fatto morire. Questo era il sogno di Paolo, Paolo sarebbe stato felice di sapere che era morto per questo.Oggi, guardate il baratro nel quale siamo precipitati: io ringrazio Dio che Paolo sia morto, che non venga ucciso come stanno uccidendo De Magistris, Apicella, Clementina Forleo. Io ringrazio Iddio che Paolo non venga ucciso in questa maniera. Che messaggi ci arrivano dalla magistratura? Il presidente dell'Anm dice: “abbiamo dimostrato che la magistratura possiede gli anticorpi per reagire”. E' una vergogna che un magistrato possa dire queste parole! La magistratura ha dimostrato, semmai, di avere al suo interno quelle cellule cancerogene che la stanno distruggendo, e così come hanno vissuto e pervaso tutte le istituzioni, la classe politica. La magistratura, nei suoi organi superiori, ha dimostrato di essere corrotta al suo interno. Ormai il cancro sta entrando in metastasi anche negli organi di governo della magistratura.

Non è difficile, se pensiamo che a vice presidente del Csm, quello che dovrebbe essere l'organo di autogoverno della magistratura, c'è una persona indegna, indegna!, come Mancino! Una persona che mente! Mente spudoratamente dicendo di non avere incontrato Paolo Borsellino il primo luglio del 1992, quando sicuramente a Paolo Borsellino venne prospettata quella ignobile, scellerata trattativa tra lo Stato e la criminalità organizzata per cui Paolo Borsellino è stato ucciso. Perché Paolo non può aver fatto che mettersi di traverso rispetto a questa trattativa, questo venire a patti con la criminalità che combatteva, con chi poco più di un mese prima aveva ucciso quello che era veramente suo fratello, Giovanni Falcone. Paolo non può che essere rimasto così sdegnato da opporsi a questa trattativa e a quel punto andava eliminato, e in fretta.

Tant'è vero che il telecomando della strage di via D'Amelio fu premuto. Queste cose non sono potute arrivare al dibattimento perché tutti i processi sono stati bloccati.

Genchi ha dimostrato che quel telecomando era nel castello Utveggio, dove c'era un centro del Sisde, i servizi segreti italiani, è da lì che è arrivato il comando che ha provocato la strage. Ecco perché Genchi deve essere ucciso anche lui. Hanno ucciso Paolo Borsellino, hanno ucciso Giovanni Falcone e adesso uccidono anche Genchi, De Magistris, tutti i giudici che cercano di arrivare alla verità.

Così qualunque giudice che arriva a toccare i fili scoperti muore, non si può arrivare a quel punto perché oggi gli equilibri che reggono questa seconda repubblica sono basati sui ricatti incrociati che si fondando sull'agenda rossa. Un'agenda rossa sottratta dalla macchina ancora in fiamme di Paolo Borsellino, in cui queste trattative, queste rivelazioni che in quei giorni gli stavano facendo pentiti come Gaspare Mutolo, come Leonardo Messina erano sicuramente annotate. Quell'agenda doveva sparire, è questo uno dei motivi della strage. Quell'agenda doveva sparire, su quell'agenda io credo che si basano buona parte dei ricatti incrociati su cui si fonda questa seconda repubblica.

E allora Mancino non può venirmi a dire che non ricorda di aver incontrato Paolo Borsellino! Non può soprattutto adoperare quel linguaggio indegno che adopera. Dice: “Io non posso ricordare se fra gli altri giudici c'era anche Paolo Borsellino, che non conoscevo fisicamente”. Ma Mancino non hai visto chi era quel giudice vestito con la sua toga che trasportava la bara di Falcone? Non l'hai visto? Non ti interessavano quelle immagini? Eri ministro dell'interno e non ti interessava che cosa stava succedendo in Italia in quei giorni?

Non ti interessava, a fronte di quell'agenda che ho mostrato e nella quale c'è scritto: “ore 19.30 Mancino” scritto di pugno autografo da Paolo? Lui ha mostrato un calendarietto in cui non c'era scritto niente, l'ha mostrato semplicemente e c'erano tre frasi con gli incontri della settimana. E' questo quello che fanno i nostri ministri, oltre che cercare di accordarsi con la criminalità organizzata. E' per questo che è stato ucciso mio fratello: perché mio fratello si è messo di traverso rispetto a questa trattativa, per questo doveva essere ucciso. Io chiedo, e non smetterò di chiederlo finché avrò vita, che sia fatta giustizia, che vengano cacciati dalle istituzioni quelle persone che sono complici di quello che è successo. Non che venga data l'impunità a chi dovrebbe essere sottoposto a processi e invece non può essere neanche indagato, intercettato, non si può fare nulla.

Dobbiamo subire, stanno adottando la tecnica della frana, per cui ci hanno infilato in un'acqua che a poco a poco si riscalda e la gente non si accorge il punto a cui arriviamo. Attenzione! Attenti! Stiamo precipitando nel baratro e da questo baratro dobbiamo uscire perché lo dobbiamo ai nostri morti. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino, a Emanuela Loi, a questi che veramente sono eroi. Dobbiamo riappropriarci del nostro Paese, questo Paese è nostro, lo Stato siamo noi! Non queste persone che indegnamente occupano le istituzioni.

Vi lascio con tre parole che un altro dei giudici che hanno tentato di uccidere ha detto, ed è quello che dobbiamo fare, l'unica cosa che ci resta da fare prima di cadere in un regime dal quale non ci potremo più districare: Resistenza! Resistenza! Resistenza! ».

domenica 18 gennaio 2009

Tregua a Gaza, un resoconto di 22 giorni di massacro

C'è chi la chiama guerra, chi la chiama conflitto armato... la vera definizione di quello che sta succedendo a Gaza è disumano massacro.

Sentiamo la testimonianza di Jamal, chirurgo dell'ospedale Al Shifa, il principale di Gaza.
Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola" mi dice Jamal, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. "Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l'ultimo miagolio soffocato." Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua "Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell'opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste..." il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. "Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi la schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati.
La fonte è il sito http://guerrillaradio.iobloggo.com/, che grazie ai post quotidiani di Vittorio Arrigoni, attivista di International Solidariety Mov e residente a Gaza City, è divenuto in questi giorni il blog italiano più cliccato della Rete.

Amerei che chi mi legge, durante questa settimana di tregua, spenga i telegiornali e ripercorra con Arrigoni quello che è successo negli scorsi 22 giorni, sul sito citato. Alla faccia di Sandro Bondi.

Quando il massacro riprenderà, forse lo si guarderà con occhi diversi.


Altre letture:

sabato 17 gennaio 2009

Cristiano Di Pietro indagato

La notizia ufficiale è che Cristiano Di Pietro, il figlio di Tonino, risulta essere indagato per corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio (pare che abbia raccomandato, via telefono, dei validi professionisti) nell'ambito dell'inchiesta sugli "appalti Global Service" dalla Procura di Napoli.

La parolona "indagato" è stata elevata a vessillo sulle prime pagine di tutti i soliti giornali leccaculo della destra. La tesi da dimostrare è che in politica fanno tutti schifo, senza distinzione. E' una feccia totale e nessuno si deve risparmiare, anche chi predica bene. Va da sè che gli altri, oltre a razzolare male, predichino anche male. Ma questo non scandalizza nessuno più ormai.

Ma attenzione. I processi non si fanno sui giornali: si fanno nelle Aule dei Tribunali. Cristiano Di Pietro è indagato, e quindi? Indagato come, per esempio, Italo Bocchino. E come centinaia di migliaia di persone. E ancora sempre migliore, da un punto di vista morale, rispetto a tutti quei condannati in via definitiva (per reati molto più gravi, non una raccomandazione di validi professionisti) che sembra siedano in Parlamento a legiferare. Ed è scandaloso questo lupo che grida all'agnello "vedi, facciamo tutti schifo, sia io che te". Tra l'altro Cristiano si è già autoespulso dal partito. C'è gente che nei partiti invece trova asilo politico quando comincia ad avere guai con la giustizia.

Senza sapere, questi signori, che questa aggressione segna punti a favore dell'IDV: se quando un esponente IDV viene indagato si genera tutta questa babilonia mediatica, significa che è un evento. Una data storica. Si tratta di un'eccezione, non della regola. Se viene indagato Bocchino, nessuno ci fa caso. Ma la gente è attenta a queste sottigliezze. Trovo a questo punto molto simpatico il commento di Marco Travaglio (fonte: voglioscendere.ilcannocchiale):

Strano che un giornalista serio come Riccardo Barenghi parli di “Nemesi per Di Pietro” a proposito del figlio indagato; e àuguri all’ex pm di “uscire personalmente pulito”; e concluda che “così fan tutti”, ma “sarà più difficile a Di Pietro tuonare contro il malaffare”. Forse gli è sfuggito che Di Pietro non è indagato né sospettato di nulla, dunque non deve uscire pulito da niente.

Quanto alla Nemesi, forse dimentica che nel 1994-’98 Di Pietro fu indagato decine di volte dalla celebre Procura di Brescia per corruzione, concussione e abuso, nonché perquisito 64 volte in un giorno, poi fu sempre prosciolto dal Gip perchè le indagini non stavano in piedi. Al confronto l’ultima campagna è acqua fresca. Pure allora si parlava di Nemesi. I ladri brandivano grimaldelli e piedi di porco in segno di vittoria. Poi dovettero rassegnarsi: il malfattore che li aveva colti con le mani nel sacco non aveva fatto niente.

Ora si ricomincia. Sulla nave da crociera che porta i pellegrini craxiani sulla tomba del noto latitante, si brinda. Enzo Carra, falso testimone pregiudicato, azzarda paragoni tra sé e Di Pietro, che purtroppo è solo un testimone incensurato. Paolo Pillitteri, il cognato di Craxi che faceva il sindaco di Milano, riceveva le mazzette da Mario Chiesa “in una busta nascosta in un giornale” e s’è beccato 4 anni per corruzione, parla di “legge del contrappasso” perchè “Di Pietro predica bene e razzola male” e ricorda le parole di San Bettino: “La ruota gira”. Sono soddisfazioni.

Arsenio Lupin si consola perché han multato il figlio del giudice per divieto di sosta.

E infine trovo apprezzabile e corretto, come al solito, il comportamento di Tonino (La Repubblica) che non inventa complotti e toghe rosse alla maniera di tanti:
Ho chiesto alla Procura di indagare senza alcun riguardo per nessuno perché non deve esservi, e non vogliamo che ci sia, alcuna riserva nei confronti di parenti o esponenti di partito. Ho chiesto che si indaghi su tutti i fatti, compresi quelli che riguardano mio figlio. Abbiamo interesse che ci sia un´indagine perché si possano differenziare comportamenti corretti da quelli scorretti, altrimenti si fa di tutta un´erba un fascio.

venerdì 16 gennaio 2009

Scivolone dell'Annunziata ad Annozero sull'invasione di Gaza (grande risposta di Santoro)




Non è certo in base al numero delle vittime che va condannata una guerra. Ma a volte le cifre aiutano a comprendere. 21 giorni di bombe sono costati oltre 1000 morti palestinesi contro 1 morto israeliano. Una situazione del genere non può essere definita come guerra. Alcuni hanno definito la Striscia di Gaza come un lager a cielo aperto. Un campo di concentrameno dove la parte dei Nazisti la fa Israele.

Chi ha visto AnnoZero di ieri 15 gennaio 2009 non si sarà persa la critica (anzi, per sua stessa ammissione, l'azione di disturbo) mossa da Lucia Annunziata al collega Michele Santoro: quella di aver condotto una trasmissione a senso unico in difesa dei Palestinesi, quindi fortemente critica verso il comportamento di Israele.

L'Annunziata avrebbe fatto bene, se proprio aveva qualcosa da obiettare, a parlarne con Santoro a microfoni spenti, dopo la sigla finale. In questa maniera ha invece offerto il fianco a tutti gli schieramenti politici filoisraeliani, la maggioranza assoluta e trasversale (compreso un Gianfranco Fini, sempre meno fascista e sempre più sionista, che si è lamentato telefonicamente con Petruccioli) e ha reso un pessimo servizio all'informazione italiana, che ormai da 21 giorni descrive unanimemente i Palestinesi (invasi e brutalmente ammazzati) come dei terroristi, e gli Israeliani (barbari assalitori) come delle povere vittime.

Bene ha fatto Santoro a sbottare contro questa idiozia. Anche se avesse realmente condotto una trasmissione al 99.9% antiisraeliana, non solo avrebbe reso omaggio al pluralismo dell'informazione (una voce su mille a difendere i Palestinesi, dopo 999 trasmissioni e approfondimenti dedicati al punto di vista di Israele) ma avrebbe reso omaggio anche alla verità dei fatti.

Dopo 21 giorni di guerra, più di mille morti palestinesi in gran parte civili e soprattutto bambini, Israele ha dato il meglio di sè ieri bombardando la sede dell'ONU, ospedali, e sedi giornalistiche a Gaza e scatenando l'indignazione del segretario ONU, Ban-Ki Moon e addirittura della Santa Sede. Nessuno ascolta i Palestinesi ma si troverà almeno qualcuno che ascolta il Papa e l'ONU.

E' chiaro che se il nostro Claudio Pagliara entra in Gaza con le retrovie dell'esercito Israeliano, il suo punto di vista sarà largamente prevedibile. Ma una giornalista seria come l'Annunziata non può bersi tutto quello che dice Pagliara, che oggi al Tg1 sembrava godesse di tutti i Palestinesi morti ammazzati. E un Presidente della Camera dovrebbe essere informato su questi fatti. Soprattutto, come figura istituzionale, invece di esercitare il suo potere lamentandosi alla RAI e chiedendo la censura dell'unica trasmissione che racconta i fatti come stanno, dovrebbe perdere il sonno, saltare i pranzi, dovrebbe fare tutto il possibile per fermare il genocidio del Popolo Palestinese attuato per mano israeliana con la complicità politica e mediatica dell'intero Occidente.

Sia lunga vita a Santoro, ad AnnoZero e a tutti coloro che amano la verità.


Altre letture.

1) Il gas di Gaza: In un articolo intitolato “Guerra e gas naturale. L’invasione di Israele e i giacimenti di gas naturale al largo di Gaza”, Michel Chossudowsky propone un’interessante analisi che porta a leggere l’attuale invasione di Gaza come il culmine - pianificato con gelido cinismo - di un logorante braccio di ferro per ottenere il controllo delle riserve di gas naturale scoperte di recente al largo di Gaza, e quindi di proprietà palestinese. L'articolo originale di Chossudowsky è tradotto in italiano sul sito Luogocomune.net.

2) Gli strumenti del massacro, di Marco Cedolin. L'autore ricorda anche che gli Israeliani hanno utilizzato fosforo bianco nei loro attacchi, un'arma vietata dalle Convenzioni di Ginevra.

3) Ilan Pappe, la pulizia etnica della Palestina, Fazi Editore. «Ilan Pappe è il più coraggioso, più onesto, più incisivo degli storici israeliani».

Foto: www.lucaenoch.ilcannocchiale.it.

domenica 11 gennaio 2009

Libertà va cercando, ch'è sì cara...

Oggi è un grande giorno. Il Papa Benedetto XVI ha detto una cosa che mi trova assolutamente d'accordo, e altre cose che mi trovano parzialmente d'accordo. Riporto la notizia ANSA per intero, perchè mi piace proprio.

I figli non sono né una "proprietà" dei genitori da "plasmare" secondo "desideri e aspirazione" di questi, né qualcuno da soddisfare "in ogni desiderio" e far crescere in "piena autonomia" secondo un atteggiamento considerato "libertario". Verso di loro invece, sostiene il Papa, i genitori devono avere un atteggiamento educativo che li conduca alla ricchezza della vita e della vera libertà. Benedetto XVI lo ha detto celebrando nella cappella Sistina il battesimo di 13 neonati, 9 maschi e 4 femmine. "Il bambino - ha detto papa Ratzinger - non è proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo sempre nuovo, affinché essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio: solo se i genitori maturano tale consapevolezza riescono a trovare il giusto equilibrio tra la pretesa di poter disporre dei propri figli come se fossero un privato possesso plasmandoli in base alle proprie idee e desideri, e l'atteggiamento libertario che si esprime nel lasciarli crescere in piena autonomia soddisfacendo ogni loro desiderio e aspirazione, ritenendo ciò un modo giusto di coltivare la loro personalità ".


Condivido in particolare:

1) I figli non sono né una "proprietà" dei genitori da "plasmare" secondo "desideri e aspirazione" di questi. L'atteggiamento così comune di "il figlio è mio e posso farne quello che voglio", che si estrinseca sin dalla nascita. E' un discorso che si intreccia occultamente con i concetti di eugenetica e di libertà. I genitori non devono dimenticare che il figlio è un essere umano libero in teoria, ma già captivus nel momento in cui nasce. Non si sceglie i genitori, non si sceglie la sua famiglia, non si sceglie il luogo e la data di nascita, non si sceglie il nome. Ovvero già le sue generalità, i dati che si porterà dietro tutta la vita (quando è nato, dove è nato, come si chiama...) non sono frutto di una libera scelta. Come se non bastasse, viene subito abbarbicato in perniciosi paletti e vincoli di tipo ideologico e religioso: se non viene subito battezzato - vi siete mai chiesti perchè il bambino piange in quest'occasione? :-), viene circonciso, gli viene insegnato ad appecoronarsi verso la Mecca, o (peggio) viene tesserato al PdL o al PDmenoelle. Con il passare del tempo, il bambino viene indirizzato in una scuola piuttosto che in un'altra, viene spinto a fare una professione piuttosto che un'altra, gli viene imposta una ragazza piuttosto che un'altra, eccetera. Stiamo parlando del bambino italiota medio. In Inghilterra e negli altri Paesi "evoluti", questo amore dei genitori si spinge più in là, oltre i confini dell'eugenetica. Ma non conviene addentrarsi in queste discussioni. Insomma, caro genitore, il bambino non è un'appendice di cui puoi disporre a tuo piacimento mediante un telecomando, e non è soprattutto la proiezione di tutto quello che tu non sei riuscito a fare nella tua squallida vita.

2) [I figli non sono...] qualcuno da soddisfare "in ogni desiderio" e far crescere in "piena autonomia" secondo un atteggiamento considerato "libertario". D'accordo anche su questo. Spesso l'atteggiamento "libertario" non è dovuto al fatto che il genitore creda profondamente nella libertà del figlio, ma dal fatto che il genitore è profondamente pigro e non vuole assumersi responsabilità. Vuoi mangiare le caramelle? E mangia, basta che non rompi. Vuoi saltare la scuola? E saltala. Vuoi studiare tutto il giorno? E studia.

Vuoi ... ? Fai. E non scocciare.

D'altra parte (piccolo appunto) quello che va evitato è saltare dalla padella nella brace: "Il bambino ha detto papa Ratzinger non è proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo sempre nuovo, affinché essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio". E che fai? Ti liberi di un aguzzino per finire sotto le ascelle protettrici di un altro? Se vuoi veramente bene a tuo figlio, gli insegnerai che esistono varie religioni e che nessuna, proprio perchè ne sono tante, è quella giusta. Gli insegnerai a non cadere nei fondamentalismi e a non fidarsi dei consigli nè del primo venuto nè degli intoccabili che ripetono le stesse favole da millenni. Lo catechizzerai sul credo della Chiesa Cattolica ma gli aprirai gli occhi sulle sue profonde contraddizioni. Lo inizierai ai principi dell'Illuminismo e del Materialismo ma lo avvertirai delle trappole che nascondono.

E infine, conscio di aver allevato un figlio saggio, lo lascerai libero di fare le sue scelte.

sabato 3 gennaio 2009

Vittoria di Antonietta Gatti su inquinamento bellico e uranio impoverito

Mi permetto di riportare testualmente il post pubblicato oggi sul blog di Stefano Montanari (i neretti sono miei). Vorrei che a questo genere di notizie fosse dato il risalto più grande, quando su giornali online e su carta non si parla che di gossip, di veline, e di ... stronzate. Porgo i migliori auguri di buon 2009 alla dottoressa Gatti e al dottor Montanari, ringraziandoli per la loro opera che (lo ricordo ancora una volta) viene svolta in un modo o in un altro praticamente sempre a titolo gratuito. Pazienza, arriveranno tempi migliori!

Qualche giorno fa il ministro Ignazio La Russa in una conferenza stampa ha informato di aver stanziato 30 milioni di Euro per risarcire i soldati che si sono ammalati dopo le missioni in zone belliche o in poligoni di terra e per svolgere ricerche nel settore.

Si è ufficialmente riconosciuto che questi soldati sono stati esposti “all’Uranio impoverito ed alle nanoparticelle (…)”. Il ministro della Difesa ha riconosciuto che i soldati si sono ammalati dopo aver subito un’esposizione a quello che io ho chiamato inquinamento bellico.

Il lavoro che ho svolto nelle Commissioni della XIV e XV legislatura insieme ad altri è stato riconosciuto come valido ed è stato accettato il concetto che le esplosioni di bombe ad alta tecnologia (Uranio impoverito ma anche al Tungsteno) creano temperature di combustione molto elevate (> 3.000°C) che aerosolizzano tutta la materia del bersaglio, creando poi polveri di dimensioni anche submicroniche (nano) che possono venire inalate o ingerite con cibo contaminato da questo inquinamento. Gli esperimenti che ho fatto a Baghdad hanno confermato la creazione di nanoparticelle anche dopo l’esplosione di ingenti accumuli di bombe tradizionali.

I soldati e/o le loro famiglie verranno quindi risarciti per queste patologie contratte sul luogo di lavoro. E’ stato poi riconosciuto che anche nei poligoni di tiro ci si può ammalare per le stesse ragioni.

A mio parere i giornali hanno riportato la notizia in maniera frettolosa. Nessun giornalista ha speso qualche parola in più per commentare la notizia e le sue implicazioni. Ciò che hanno fatto il ministro La Russa ed il suo entourage è qualcosa che va ben al di là del mero compenso economico. Ha ridato una dignità a questi soldati, cosa che non ha valore venale.

In pratica si è ammesso che ci sono proiettili invisibili che uccidono anche in modo ritardato e che quindi il soldato che si è ammalato in patria è un eroe al pari di chi è morto in un attentato o colpito da un proiettile in zona operativa. Il nostro governo ha riconosciuto che anche questi ragazzi, morti fra mille sofferenze in un letto d’ospedale, hanno servito il proprio paese in modo esemplare fino all’ultimo e non sono diversi di chi ha lasciato la vita per una bomba o un proiettile in Iraq, in Afghanistan o nei Balcani.

L’inquinamento bellico crea nanopolveri che sono proiettili invisibili e questi non hanno confini. A mio parere, a differenza dei proiettili convenzionali, queste nanoparticelle sono molto democratiche, dato che colpiscono tutti indifferentemente, anche colui che ha buttato le bombe dalla cui combustione queste hanno avuto origine. Ovviamente le nanoparticelle creano un inquinamento ambientale a cui sono esposti anche i civili che vivono nella zona, ma che può influire in modo profondo anche sulla fauna e sulla flora. Si è finalmente ammesso che le patologie sviluppatesi in seguito alle missioni in zone di guerra in soldati che erano risultati idonei dal punto di vista medico non sono solo psicologiche come era stato ipotizzato: da stress.

A questa conclusione sono arrivati anche gli Americani in un rapporto del novembre scorso, le associazioni dei veterani hanno ammesso che lo stress può essere una concausa ma che le patologie sono altro. Primariamente, visto che i reduci della prima Guerra del Golfo accusavano sintomi anche neurologici, i medici avevano pensato che lo stress bellico fosse la causa primaria della sintomatologia. Ora si riconosce che i soldati sono affetti da una diversa patologia che per la sua complessità è stata chiamata sindrome, cioè un insieme di sintomi e segni clinici diversi. La sindrome del Golfo è diversa da quella dei Balcani, ma entrambe possono portare, anche in tempi lunghi, alla morte.

Ho lottato perché venisse riconosciuto questo aspetto della guerra e per dare soprattutto a chi non c’è più (e ne ho conosciuto personalmente tanti) il giusto riconoscimento. Se da una parte il mio impegno è stato riconosciuto e validato da persone autorevoli, dall’altra ci sono persone che stanno demolendo il mio lavoro con la calunnia e la diffamazione. Una tale dottoressa (di tutt’altro settore), che non ha mai esaminato un campione patologico, che non è mai stata al letto di morte di un soldato, che non ha mai consolato una madre che ha perso il figlio, scrive agli editori di riviste scientifiche che hanno accettato i miei lavori dopo parere favorevole dei referee, scrive alla comunità Europea chiedendo di non accettare più i miei articoli, e di chiudere i miei progetti europei che condivido con partner eccellenti europei. Questa scrive a miei amici, a miei parenti, a uffici governativi, mettendo il seme del dubbio sulla validità del mio operato, come se lei fosse la portatrice della verità. Io questa persona non l’ho mai incontrata né ho mai avuto alcun tipo di rapporto con lei, ma come si spiega che questa possiede un mio indirizzario personale? Ci sarà correlazione con lo scassinamento della mia scrivania personale all’Università o con il disinserimento dell’allarme antifurto in laboratorio? Lei sta lì a tavolino, nascosta nel suo studio universitario, nascosta da pseudonimi, ad inveire, calunniare su chi lavora in prima linea, a diffamare chi non conosce e che non le ha mai fatto alcun male. Perché? L’odio, l’astio, l’acredine, la frustrazione che traspare dai suoi scritti, fanno pensare che questa persona sia priva di pietà per chi soffre e muore. I ragazzi non sarebbero mai stati risarciti col lavoro scientifico di questa signorina. Quello che mi spaventa è che questa persona insegna a studenti che devono essere formati. Che cosa insegnerà loro se non l’odio, l’acredine, l’astio? Io preferisco lavorare per costruire un futuro migliore ai nostri figli ed insegnare loro la pietà.

Antonietta Gatti.

Nota in calce:
Pubblico integralmente questo articolo. Ricordo, se non altro per evitare ai soliti personaggi il disturbo d’inventare nuove calunnie, che la dott.ssa Gatti (mia moglie) presta da due legislature la sua opera presso la Commissione che si occupa delle malattie dei militari non solo a titolo gratuito ma a sue (nostre) spese. Chiunque è libero di fare altrettanto. Ricordo pure che, grazie anche al suo lavoro, l'Italia è oggi l'unico paese al mondo a fare tanto. Nessuno chiede una parola di ringraziamento. Sarebbe sufficiente il rispetto.

Stefano Montanari