venerdì 27 aprile 2007

Sempre sull'11 settembre

Molti pensano che io sia fissato con la storia dell' 11 settembre, perchè ne parlo sempre e sempre con la solita aria spiritata e fatalista. In realtà non ne parlo troppo spesso. C'è gente, invece, che ne ha fatta la sua principale occupazione e addirittura la sua principale ragione di vita.
E' difficile dare torto a costoro. Purtroppo i fatti dell'11 settembre hanno modificato la nostra vita nel profondo. Non dobbiamo ricordarcene solo quando ci fanno spogliare completamente al check-in dell'aeroporto per dimostrare che non abbiamo kalashnikov nascosti sotto le unghie dei piedi o fra i peli del pube; così come quando si parla di politica e di economia locale e internazionale, innegabilmente sconvolte dai fatti di New York. La questione è meno materiale di quanto sembri. Le enormi torri che si accasciano colpite da oggetti volanti sono una immagine epocale, archetipale, onirica. E' un'immagine che agisce tanto a livello cosciente quanto a livello subliminale, indebolendo la nostra psiche, le nostre speranze nel futuro, le nostre sicurezze, le nostre certezze, e via dicendo. Andare allo stadio, o al Palio di Siena, o alla Fiera del Levante, per alcuni è stato un atto di eroismo e di sfida, e per altri lo è tuttora.

IN tutto questo, la stampa e la politica l'hanno fatta da padrone, presentandoci gli accadimenti in una veste quanto più possibile drammatica e "terroristica". In un certo senso i terroristi sono stati i giornalisti. Lo fanno tutti i giorni quando discutono che quel tale ha inferto 103 coltellate invece di 94; lo fa Bruno Vespa quando si chiede "mestolo, o scarpone?".
LA politica, lungi dal dimostrarsi illuminata, stabile, forte e rassicurante, non ha fatto altro che leccaculare il "presidente" Bush. Al tempo in Italia c'era Berlusconi, ma Prodi e Baffino abbiamo visto che hanno adottato, nonostante le prediche, la stessa fallimentare strategia di sottomissione. Praticamente tutti i governi nazionali si sono subito allarmati e hanno cercato di correre immediatamente ai ripari, armando gli eserciti, controllando gli aeroporti, rinforzando le frontiere eccetera.

Ma perchè? Bisognava difendersi da cosa? E soprattutto, da CHI?

Al giorno d'oggi, dopo qualche anno, la maggior parte dell'opinione pubblica mondiale ormai nutre sospetti che si sia trattato di un autoattentato, per quanto l'idea possa sembrare balzana.
Una discreta parte dell'opinione pubblica ne è addirittura convinta. Io fra questi.
A oggi, anche alcune trasmissioni televisive si sono occupate della vicenda (come Matrix di Enrico Mentana), dimostrando "notevole" spirito di iniziativa. Non è facile, perchè in genere se un caprone dice A (soprattutto se è l'uomo più influente del pianeta) poco dopo si alza un coro di AAAAAAAA che ti fa del tutto dimenticare l'esistenza della B e della C e di tutto l'alfabeto.
E non è tutto. Basta che Enrico Mentana dica (cosa assolutamente encomiabile) "effettivamente non bisogna perdere di vista la B", ed ecco che un buon milione di italiani, anche se solo per il giorno dopo, parla solo dell'11 settembre. Questa è la potenza della comunicazione di massa: accaparrarsi la tua fiducia per poi inciderti in testa la loro opinione, per farti credere tutto quello che si vuole, per farti credere che il mondo gira così e non colì, e per compiere indisturbato i suoi piani (talora diabolici) mentre tu porti il pane alla famiglia, onesto e laborioso.

Lo scopo di questo post è di contribuire a diffondere l'idea dell'autoattentato. Idea che è venuta fuori da prove tangibili e notevoli. Non bisogna rifiutarla solo perchè non l'ha detta Emilio Fede o Corradino Mineo. Si tratta solo di usare la testa, di dimostrare che si sa utilizzare la testa.

Il migliore sito in italiano su cui basare i primi passi e farsi una panoramica completa dell'argomento è Luogocomune, che è nato proprio dopo i fatti dell'11 settembre grazie a un regista italiano, Massimo Mazzucco, che vive in America.
A suo favore, il sito ha la ricerca incessante di una neutralità quanto più possibile e la ricerca costante della verità, non quella affermata, ma quella provata.



Ancora più interessante, per un primo approccio generale, è il film-documentario INGANNO GLOBALE realizzato dallo stesso Mazzucco e visibile in questo stesso blog, grazie ad una collaborazione con Arcoiris TV, cliccando sui collegamenti sottostanti. Buona visione.




giovedì 26 aprile 2007

Scoperto un pianeta simile alla Terra

Il nuovo pianeta, individuato nella costellazione della Bilancia, é il pianeta piu' simile alla Terra mai individuato all'esterno del nostro Sistema Solare. A scoprirlo, grazie all'osservatorio ESO (European Southern Observatory), e' stato un gruppo di ricerca svizzero, francese e portoghese secondo il quale il nuovo pianeta e' roccioso e dovrebbe anche contenere acqua allo stato liquido, vista anche la temperatura mite che è compresa tra 0 e 40 gradi. Con dimensioni di poco superiori alla Terra, il nuovo pianeta e' il piu' piccolo mai scoperto al di fuori del sistema solare. La ricerca, descritta sulla rivista Astronomy and Astrophysics, fornisce prove anche di un terzo pianeta con una massa otto volte quella della Terra, che orbita intorno alla stessa stella, Gliese 581, gia' nota per ospitare un pianeta simile a Nettuno individuato dallo stesso gruppo di ricerca. Molti degli esopianeti (pianeti che orbitano intorno a una stella diversa dal Sole) osservati finora in realtà dimensioni mastodontiche. Quest'ultima scoperta è un successo attribuito alla precisione degli strumenti dell'Eso, capaci di registrare le oscillazioni della posizione della stella causate dal campo gravitazionale del pianeta stesso. Lo strumento utilizzato (è una specie di autoclave chiamata Harps) è in grado di rilevare su Gliese 581, che si trova a 20,5 anni luce da qui (è tra l'altro una delle 100 stelle più vicine a noi) variazioni di velocità di un corpo celeste pari a 9 chilometri all'ora: un uomo che cammina a passo svelto.
Grazie a tutte queste caratteristiche, ha detto Xavier Delfosse dell'universita' francese di Grenoble, il nuovo pianeta sara' un "obiettivo molto importante per le future missioni dedicate alla ricerca per la vita extraterrestre". A questo punto è opportuno citare Chuck Norris.
"Gli alieni esistono; aspettano solo che Chuck Norris muoia per invadere la Terra. Invano."

lunedì 9 aprile 2007

Povero Joshua

L'esperimento del grande violinista in collaborazione con il "Washington Post" è durato 43'. Travestito da musicista da strada, ha tenuto l'insolita performance nel metrò incassando solo 32 dollari

Joshua Bell, concerto nella stazione nessuno riconosce il genio del violino


WASHINGTON - Ha suonato in una stazione della metropolitana di Washington per 43 minuti, più o meno ignorato da tutti i frettolosi viaggiatori, e guadagnando a malapena 32,17 dollari. Eppure Joshua Bell non è un musicista da strada come tanti, anzi non è neanche un musicista da strada, è uno dei più grandi violinisti del mondo. Americano, nato a Bloomington, nel Minnesota, ha 39 anni e da quando ne ha 16 suona con le più grandi orchestre del mondo. Suona un violino all'altezza della sua bravura: uno straordinario Stradivari del 1713, del valore di quasi quattro milioni di dollari. Ma è anche un artista un po' fuori dalle righe: negli Stati Uniti ha partecipato a una trasmissione televisiva, ha recitato in un film e la rivista People lo ha recentemente definito uno dei 50 uomini più belli del mondo. Una serie di caratteristiche che ne fanno decisamente una star. Eppure, alla Metro di Washington la stragrande maggioranza dei passanti lo ha ignorato.

La eccezionale performance di Bell è stata scrupolosamente seguita e registrata da un gruppo di cronisti del Washington Post, che ne hanno dato conto in un lunghissimo articolo pubblicato nell'edizione di domenica 8, il giorno di Pasqua. Il giornalista che firma l'articolo, Gene Weingarten, spiega che Bell ha accettato di prestarsi all'esperimento con l'obiettivo di verificare se, in un contesto anomalo, la gente normale avrebbe riconosciuto un famoso e acclamato artista e, soprattutto ne avrebbe riconosciuto il talento.

Il violinista è arrivato alla Enfant Plaza Station alle 7.51 del mattino di venerdì 12 gennaio. Era vestito in modo assolutamente comune: jeans, T-shirt e un cappello di una squadra di baseball, i Washington Nationals. Però è arrivato alla Metro in taxi, per proteggere il suo preziosissimo e costosissimo Stradivari, che lui chiama familiarmente 'Strad'.Nessun violino al mondo, assicura Bell, suona come uno Stradivari del 1710.

Nella stazione ci sono vari negozi e bar, e un distributore di biglietti della lotteria, molto frequentato. Bell ha cominciato con la Ciaccona, dalla Partita n.2 in Re Minore di Johann Sebastian Bach, uno dei pezzi più conosciuti per violino, "non solo uno dei più grandi brani di musica mai scritti, ma una delle più grandi opere compiute dalla storia dell'uomo", secondo il violinista. E uno dei pezzi più difficili per violino. La Ciaccona dura 14 minuti: Bell, osserva Weingarten, l'ha suonata "con entusiasmo acrobatico". Nei primi tre minuti sono passate 63 persone davanti al virtuoso, praticamente quasi ignorandolo. Ma, mezzo minuto dopo, è scattato il primo obolo. Sei minuti dopo l'inizio del pezzo qualcuno si è fermato finalmente ad ascoltare.

Ma non c'è molto entusiasmo intorno a Bell. E il violinista è il primo a stupirsene: "All'inizio mi sono concentrato solo sulla musica". Ma poi, "è stato veramente strano, era come se la gente...mi ignorasse". Bell ride, nel rievocare lo strano esperimento. "Quando ti esibisci per un pubblico pagante - spiega - il tuo valore è già riconosciuto. Ma lì, ho pensato: perché non mi apprezzano?". Non solo: Bell ha suonato nell'indifferenza e nel fracasso, mentre "in una sala da concerto io mi arrabbio se qualcuno tossisce o fa squillare il cellulare".

Nei 43 minuti nei quali Bell ha suonato alla Enfant Plaza sono passate oltre 1000 persone. Qualcuno, in effetti, ha apprezzato: il Washington Post li ha fermati e, in un momento successivo, senza quindi interrompere o alterare in qualche modo l'esperimento, li ha anche intervistati. La prima persona tra i passanti ad essere particolarmente colpita dalla musica di Bell è stato un giovane manager del ministero dell'Energia, John David Mortensen. Mortensen ama il rock, e non conosce la musica classica, però al giornalista che lo ha intervistato ha spiegato: "Qualunque fosse la ragione, mi ha fatto sentire in pace". E infatti è stata la prima volta che ha dato dei soldi a un musicista di strada.

Dopo la Ciaccona, Bell ha eseguito l'Ave Maria di Franz Schubert. Le note hanno colpito in particolare un bambino di tre anni, Evan, che è arrivato con la mamma, Sheron Parker. "Mio figlio era attratto - ha spiegato Parker - voleva fermarsi ad ascoltare, ma io avevo fretta". Poi è stata la volta di George Tindley, impiegato del negozio Au Bon Pain, il coffe shop della stazione. Tindley ha capito al volo che chi suonava non era un musicista qualunque: "Ci voleva un attimo per capire che quel ragazzo era bravo, che era chiaramente un professionista". Anche perché l'uomo suona la chitarra, e quindi ha rispetto per la musica: "Molta gente suona, senza 'sentire' la musica - ha spiegato - Lui no, la sentiva eccome...".

Ha mostrato molta meno sensibilità J. T. Tillman, un informatico intento a tentare la sorte alla lotteria. "Che devo dire? Per me era solo un ragazzo che strimpellava...". Bell è poi andato avanti con Estrellita di Manuel Ponce, un pezzo di Jules Massenet, e una gavotta di Bach. Il violinista guardando in seguito il video ha osservato di essere sorpreso dell'indifferenza generale anche perché "stavo facendo un sacco di rumore...".

Il 'rumore' è una delle ragioni per le quali una dei negozianti della Enfant Plaza, Edna Souza, brasiliana, non apprezza i musicisti di strada, che le impediscono di sentire al meglio le richieste dei clienti. Però per Bell ha fatto un'eccezione: "Devo ammettere che era piuttosto bravo. E' stata la prima volta che non ho chiamato la polizia".

Quando alla donna è stato spiegato chi è Bell, ha replicato senza scomporsi: "Se qualcosa del genere fosse accaduto in Brasile, tutti si sarebbero fermati ad ascoltare, non qui. Un paio di anni fa un barbone è morto, e non si è fermato nessuno". Gli americani sono troppo indaffarati, conclude Weingarten, che cita anche a dimostrazione di questa tesi il sociologo Alexis de Tocqueville e il film Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio.

Il principale estimatore di Bell il 12 gennaio è stato John Picarello, nella vita un attento conoscitore della musica e un fan di Bell. Picarello, supervisore alle Poste statunitensi, non ha riconosciuto il virtuoso ma ne ha comunque riconosciuto lo straordinario talento: "Era un violinista eccellente. Non ho mai sentito niente del genere. Era tecnicamente perfetto, con un fraseggio molto buono. E aveva anche un buon violino, con un bel suono. Mi sono fermato a una certa distanza ad ascoltare, non volevo invadere il suo spazio".

E c'è stata infine una persona, una sola, che ha riconosciuto Bell, Stacy Furukawa, una funzionaria del ministero del Commercio, che lo aveva ascoltato tre settimane prima in un concerto alla Libreria del Congresso. "E' la cosa più incredibile che abbia visto a Washington - ha detto in seguito la donna - Joshua Bell suonava nell'ora di punta, e la gente non si fermava, non lo guardava, qualcuno gli lanciava una monetina! Monetine! Ho pensato, ma in che città vivo, dove può accadere questo!".

Contati alla fine dell'esperimento i suoi 32,17 dollari, Bell ha osservato ironicamente: "Beh, potrei viverci, e non avrei neanche bisogno di un agente!".

(Repubblica 9 aprile 2007)